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.Perchè
Informale
La Pittura
Informale nasce come necessità di ricercare, al di fuori della forma, una
totale libertà espressiva, privandola dell'uso ponderale del colore e del
tratto figurativo mediato dalle necessità geometriche della
rappresentazione condivisibile. La Pittura Informale, tentando già negli
anni del dopoguerra una ricerca autenticamente d'Avanguardia, ha
successivamente esplorato con alterne fortune la reattività del Pubblico
ad un prodotto estetico e culturale alternativo, riuscendo in alcuni
momenti a toccare forme di lirismo artistico altissimo ed, in altre
occasioni, a produrre uno scollamento sostanziale tra il gusto artistico
del Pubblico e la finalità dell'Opera. Questo è accaduto quando l'Artista
Informale ha preteso di rendere autonoma e finalizzata la propria
creatività, i propri quadri. L'Arte Informale quindi, per sua natura, può
considerarsi terminata e pronta al messaggio praticamente mai e, per sua
natura, non può e non deve avere la pretesa di parlare al Pubblico con un
proprio linguaggio esclusivo. Informale dovrà essere il messaggio ed
altrettanto caratterizzato anche il linguaggio e la disponibilità
dell'Opera Informale a farsi attraversare dalle più diverse
interpretazioni concettuali ed estetiche dovrà essere totale. Con questi
presupposti la ricerca, libera, dell'Artista Informale, sarà puntualizzata
e gratificata e quindi riconosciuta tale, solo se saprà porsi di fronte al
Pubblico non come un oggetto da ammirare bensì come una finestra dalla
quale affacciarsi per apprezzare tutto ciò che è al di fuori, o al
didentro! L'Arte Informale non come finalità ma come tramite, non come
elemento da interpretare ma come strumento interpretativo.
.E' giusto
pagare per esporre?
Ci sono Scrittori che pagano la
stampa dei propri libri e Registi che finanziano direttamente i film che
diversamente nessun imprenditore cinematografico finanzierebbe, quindi
non è assurdo pensare che anche i Pittori siano naturalmente costretti a
sottostare a questa logica. E comunque io credo che le lusinghe e le
speranze che guidano questa imposizione siano in gran parte frutto
dell'immaginazione dell'Artista. Pagare per esporre è giustificato se c'è
un effettivo ritorno di immagine. Cifre alte comunque non sono
ammissibili mentre, onestamente, piccoli rimborsi spese forse si. In
questa ottica il ragionamento trova una sua esemplificazione. Molte
Gallerie e tante Associazioni Culturali esistono solamente a scopo di
lucro e il loro cliente principale è l'Artista. Questo è sbagliato.
Occorre mediare coscienziosamente tra una visione oggettiva dei
propri lavori Artistici, il desiderio che questi siano ammirati e le spese
espositive, che non devono essere eccessive. Inoltre occorre
riflettere sulla possibilità che attraverso questi canali espositivi
l'Artista trovi una vera cassa di risonanza della propria identità
creativa. Onestamente penso che i vantaggi di un tale comportamento siano
minimi. Possono servire per conoscere qualcuno nell'ambiente o per
confrontarsi con situazioni e luoghi ma, l'impegno forte dell'Artista deve
essere quello dell'autopromozione. Spendere qualche soldo per un catalogo
personale o un dvd da far girare tra mercanti e collezionisti. Cercare
luoghi espositivi alternativi e di grosso impatto di pubblico. Spendere
tempo, questo si, nella ricerca di un piccolo sponsor, una libreria
ospitale, un bar-caffè interessante, una fiera della nautica e perchè no,
un centro commerciale, o una stazione ferroviaria con spazi pubblici!
.I luoghi per l'Arte
Sacrificare il proprio lavoro
Artistico girovagandolo tra gallerie nascoste e mostre esclusive è
riduttivo ed inutile. Nell'Ottocento questo comportamento aveva un senso e
comunque molta Arte era realizzata in strada, a contatto con la vita
sociale, nelle campagne, davanti ai caffè o nei bordelli. Nel Novecento
l'Arte è diventata ideologica e con le correnti è cresciuta una
divulgazione intellettuale e sociale estremamente ramificata. In questi
nostri anni, senza ideologie trascinanti e con l'Artista decisamente solo
nel suo studio, l'Arte come fenomeno comunicativo ne esce impoverita e
zoppa. Per invertire questa tendenza l'unica soluzione è che l'Artista si
riappropri degli spazi oggettivi del vivere sociale. Senza scandalizzarsi
troppo è necessario rivalutare, come luoghi per l'Arte, tutti i posti dove
la frequentazione sociale è viva e numerosa. Mercati, strutture
commerciali, piazze cittadine, Metropolitane, circoli sportivi, fiere,
esposizioni commerciali e manifestazioni culturali e non. Gli Artisti
producono un bene prezioso che non può essere venduto attraverso i canali
classici del libero mercato ma attraverso di essi può trovare quella
visibilità che i luoghi classici non offrono più. E non si tratta di una
parentesi storica. L'Arte è destinata a trasformarsi, ad evolversi, a
catapultarsi via dal regime dei collezionisti e ad approdare
inevitabilmente alla divulgazione di massa, al messaggio collettivo, alla
negazione dell'Arte di elitè. L'Artista dovrà sempre più confrontarsi con
le tecnologie, le tecniche innovative, i prodotti e i materiali
caratteristici della nostra epoca. Questo non significa necessariamente
Arte Popolare o di qualità scadente. L'Arte deve conservare il suo fascino
rivoluzionario ed esplorativo ma, se vuole sopravvivere e crescere, punti
al consumismo intellettuale, alla rottura etica e morale tra la unicità
dell'individuo e la società, puntellandosi lì dove maturano le
contraddizioni e le spinte creative ed ennovative ovvero lì dove gli
uomini si incontrano. |
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